Ciao Nic,
sono d'accordo, ripetere significa concentrare l'attenzione su qualcosa. Anzi, ripetere è il modo con cui impariamo a dare forma al mondo. Basta fare la prima elementare per rendersi conto che la ripetizione è una delle basi dello studio. Un po' un lavoro da fabbri: bisogna ripetutamente colpire il ferro affinchè non acquisisca una certa forma.
Se è un arduo compito quello di uscire dall'ottica dei corpi, secondo cui il mondo è fatto di oggetti concreti separati tra di loro, è perchè ce lo hanno continuamente ripetuto sin dalla nascita. A forza di ripetere, diventa automatico percepire il mondo cosí: come automatica è qualsiasi abitudine. Eppure non ci vuole molto a capire che un mondo fatto di corpi è soltanto una delle infinite costruzioni mentali: un modo di percepire, che funziona, che è utile per vivere, ma di certo non è l'unico. Anzi, uscire da quest'ottica diviene fondamentale: stiamo vivendo la sua degenerazione. Un mondo finito fatto di corpi è riduttivo (credersi finito è credersi niente), ma finchè era vivo il sentimento di Dio, finchè il miracolo era ancora ritenuto possibile, nonostante il mondo fosse finito vi era pur sempre un equilibrio. Dio cambia le carte in tavola è rende possibile l'impossibile, come ad esempio esaudire una preghiera, o provocare una guarigione improvvisa (eventi che in un mondo fatto di corpi sono inspiegabili). Invece oggi, soprattutto nel nostro occidente, il sentimento di Dio si sta spengendo e non rimane che un vuoto mondo di corpi. Ovvero rimane il nulla. In un mondo del genere non rimane che godere come porci finchè la vita lo permette, ad ogni prezzo e con tutte le degenerazioni del caso. In un mondo fatto solo di corpi, senza un Dio e senza speranza, è l'unica prospettiva. Uscire da tale ottica diviene dunque un obbligo.
Perdona la digressione. Entrando nello specifico, voglio soltanto dire che la ripetizione è un arma a doppio taglio. Come dici tu, certe abitudini sono il maggior pericolo e l'abitudine è data dalla ripetizione. Se mi abituo ad oziare, oppure a drogarmi pesantemente, oppure a dare per scontato il mondo, di sicuro la mia consapevolezza non farà mai alcun salto.
Eppure per uscire dall'inconsapevolezza occorre far ricorso ancora alla ripetizione. Cosí ad esempio come abbiamo imparato a percepire un mondo fatto di corpi a suon di ripetercelo, possiamo uscire da quest'ottica soltanto con la stessa arma. Certo, non intendo qui la ripetizione del pappagallo. Occorre ragionare sul perchè un mondo fatto di corpi porta a continue contraddizioni, quali sono i suoi fondamenti (la logica di un mondo fatto di corpi è irrazionale per principio!), come viene spiegato ad esempio nella prima giornata di Claudio. Occorre ripetere tutto questo finchè attraverso la logica si arrivi a percepire un universo uno e infinito. Allora, e solo allora il miracolo non solo diventa possibile, ma diventa la regola.
Oppure altro esempio, prendiamo il silenzio. Abbiamo sviluppato un dialogo interiore grazie ad un continua ed assidua ripetizione (poichè finchè un neonato non sviluppa un linguaggio, vive nel silenzio). Allo stesso modo, per abbattere il dialogo interiore occorre imporre continuamente il silenzio, ovvero ripeterlo finchè, come per Magia..
Insomma, la ripetizione è la nostra dannazione, ma anche la nostra salvezza.
Phoenix