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Io e La Conoscenza (commento)

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1Io e La Conoscenza (commento) Empty Io e La Conoscenza (commento) Mar Ago 16, 2011 1:45 am

Jonathan


Ospite

Ho letto il Dialogo "Io e la conoscenza" di Claudio Bettinelli e vorrei tentare un commento.
Il saggio parla di un argomento eminentemente filosofico: il problema dell' l'identita', e della nozione di realta'.
L'affermazione che i nostri sensi e la nostra mente siano insufficienti ad accedere alla "vera" conoscenza e' un punto di vista molto diffuso nella nostra tradizione di pensiero; mi viene in mente uno dei piu noti dialoghi di Platone (La Repubblica) dove viene chiaramente indicata l'impossibilita' di accedere alla conoscenza in maniera diretta ma solo (secondo la celebre immagine allegorica) mediante i "riflessi proiettati su di una parete sul fondo
della caverna. Molti secoli dopo Kant scrisse di nuovo circa l'impossibilita' di accedere alla realta' ultima delle cose (la cosa in se') e come la nostra esperienza della realta' sia di fatto
strutturata (quindi in qualche modo prodotta) attraverso un atto ideativo conforme ad una serie di categorie di pensiero che redono possibile l'accesso al mondo dei fenomeni.
L'approccio di Claudio Bettinelli e' ancor piu' diretto: (niente categorie) e questo rende le cose piu' semplici da comprendere. Il nostro sistema cognitivo organizza (a posteriori) la nostra esperienza secondo un principio evolutivo e adattivo ma la realta' rimane quacosa al di la' di ogni possibile esperienza diretta.
Tutto cio che abbiamo in effetti e' un immagine che in nessun caso puo' esuberare noi stessi (non possiamo comprendere cio' che in qulche modo non e' parte di noi stessi)
A questo proposito qualcuno ricordera' gli studi di C.S. Pierce sulla natura "segnica" della realta' e la "massima pragmatica" che Claudio Bettinelli sembra conoscere molto bene:
"Considerate quali effetti, che possono concepibilmente avere portate pratiche, noi pensiamo che l'oggetto della nostra concezione abbia. Allora la nostra concezione di questi effetti
è l'intera nostra concezione dell'oggetto" e questo credo pare proprio fatto apposta per ogni aspirante mago...
Ricapitolando, tutta la nostra nozione di realta' e' interamente condizionata dal nostro sistema cognitivo. Perfino la scienza che sembra poterci fornire qualche strumento in piu' nella comprensione
della realta' non puo' prescindere dal nostro "molto umano" modo di esperire l'universo e di organizzare l'esperienza dei fenomeni.
Ne consegue che il nostro senso della realta' sia uno dei tanti possibili e probabilmente le potenzialita' "operative" (parlando qui dal punto di vista di un mago) possono essere piu' vaste di quanto ci
consenta la nostra pratica comune. Questo e' quanto il Dialogo sembra suggerire. In estrema sintesi: l'unica realta' che possiamo esperire ci e' data in termini di idee e immagini;
in qualche modo noi coincidiamo con gli "oggetti" da noi stessi organizzati dalla nostra mente attraverso un imponente atto cognitivo e quindi l' intima comprensione che noi siamo di fatto
le nostre idee allo stesso modo in cui lo sono tutti gli oggetti "esterni" ci dovrebbe consentire di spostarci istantaneamente nel tempo e nello spazio e compiere cose saggie e meravigliose.
Qui probabilmente avviene il passaggio esoterico perche' come fare questo il Mago Claudio Bettinelli per ora non ce lo dice....

Jonathan

2Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Ago 23, 2011 4:49 am

Phoenix


Ospite

Ciao Jonathan,

l'opera del sig. Bettinelli era originariamente concepita come triologia, dunque il fatto che ne sia stata pubblicata soltanto 1/3 non aiuta certo a scoprire il bandolo della matassa. In mancanza di una risposta dal diretto interessato, provo a ragionare insieme a te.
Evito un'ulteriore sintesi visto che la tua è stata eccellente. Mi limito a ripetere la tesi: il nostro sistema cognitivo, fatto di idee ed immagini, porta a farci credere che vi sia una separazione tra "esterno" ed "interno", tra soggetto ed oggetto, tra Io e Mondo, tra "corpo" e "mente". Per come la vedo, il significato della prima giornata è quello di mostrare, o quantomeno suggerire, che tale separazione binaria è logicamente inconsistente (sebbene dal lato pragmatico funzioni, con tutti i suoi limiti) "infantile" per dirla con Bettinelli, e dunque da rigettare in cambio di una visione più astratta e matura. Visione che del resto è alla base dell'odierna scienza occidentale (ormai globale), anche se ancora quasi esclusivamente incentrata sul piano tecnico. Una tale visione avrebbe il vantaggio di permettere una spiegazione logica e "naturalistica" di fenomeni incompatibili con l'ottica dei corpi, come l'ubiquità, le guarigioni fulminee etc.. Certo, molti di noi giurano di aver assistito a questi fatti, ma finchè permane l'ottica dei corpi l'unica spiegazione è quella del miracolo, dell'eccezione divina, ed in questo senso si commette l'errore di proiettare in una divinità ritenuta "esterna" e "superiore" potenzialità e facoltà che sono proprie di noi uomini (ed in quanto tali, teoricamente riproducibili e non più preda del "caso"). Insomma, nella prima giornata, di indicazione pratiche e di riferimenti espliciti neanche l'ombra.

Dunque? Se accettiamo la tesi che siamo tutto ciò che percepiamo, compreso le coordinate astratte di spazio e di tempo, allora non vi è niente di "fisso", di "assoluto", di oggettivo ed immodificabile. Che perfino spazio e tempo siano funzioni della mente, la filosofia e la scienza ci sono già arrivate da un pezzo. Il problema è che queste discipline considerano queste funzioni come una sorta di automatismi biologici situati in qualche area del cervello. Ora, non ci vuole una laurea per capire che per quanto la scienza studi il cervello, lo può fare soltanto attraverso ulteriori immagini ed ulteriori concetti, cioè attraverso ulteriori descrizioni fenomeniche elaborate dal cervello stesso: un bel circolo vizioso! Insomma, affermare che spazio e tempo siano contenuti nel cervello è come dire che l'universo è contenuto in un circolo: visione cosmologica che guarda caso è stata spazzata via proprio agli albori della rivoluzione scientifica!
Se davvero la mente è un non-luogo (non è contenuta nè contiene) nè è rinchiusa in schemi fissi, così come analogicamente avviene nell'universo, allora per principio niente è impossibile. Teoricamente intendo: la realtà dei fatti, per noi esseri umani, è ben diversa. Utilità di tutta questa menata?? Scremare la smisurata quantità di pregiudizi che abbiamo ereditato favorisce la prassi. La mia esperienza non può confermare questa affascinante ipotesi (a cui ormai credo ciecamente), ma questa può, attraverso una persuasione logica (indispensabile ai tempi d'oggi) diventare una guida ed una mappa.

Ok, di mappe, teorie e cosmovisioni ne abbiamo piene le tasche. La prassi? Non so quanto possa esserti d'aiuto, ma ti ricordo che da un punto di vista "esoterico" vige un distinzione tra "corpo fisico" e "corpo sottile (od energetico o battelapesca)". Nella situazione umana standard il "corpo sottile" dorme e non piglia pesci. Per riattivarlo occorrono determinati stili di vita. Se hai già letto la sezione di Magia, troverai preziose indicazioni, in particolare la monografia del Caduceo Ermetico. Silenzio e distacco nutrono la controparte energetica del nostro corpo fisico (questa è una frase alla Castaneda! Cool ).
Come ben saprai, ormai ogni libreria ha una sua ampia sezione di esoterismo, new age ed affini.. Insomma ormai vi è una bibliografia sconfinata al riguardo. Ultimamente in questa piattaforma virtuale abbiamo discusso di Tolle; come avrai notato è diventato la mascotte di abituali frequentatori del forum. Anche lui, insomma, pone l'accento sulla costante osservazione dei pensieri e delle emozioni annesse, in quanto tale pratica crea il presupposto del distacco da questi stati "umidi" che condizionano il nostro abituale stato energetico. Pare proprio che questo sia il primo passo di chi si addentra nei meandri della magia. Come sempre, un conto è comprendere nuovi concetti (peraltro semplicissimi) ed un altro e metterli in pratica e farne un vero e proprio stile di vita. La differenza tra uno studioso e (come lo vogliamo chiamare: mago, uomo di conoscenza, pincopalla? Mi sembrano tutti nomi pomposi ed altisonanti, a parte l'ultimo chiaramente) sta tutta qui.

Spero d'esserti stato utile sebbene ci sia poca farina del mio sacco. Comunque mi piace il modo in cui scrivi e come ragioni. Spero di risentirti!

Un saluto,

Phoenix











3Io e La Conoscenza (commento) Empty Solo alcune bozze... Ven Ago 26, 2011 11:18 pm

Nic


Ospite

Questa è la verità fondamendale: tu non esisti.
E dato che non esisti non puoi morire, non puoi nascere, non puoi soffrire, non puoi essere schiavo.
Sei libero.

4Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Ven Ago 26, 2011 11:23 pm

Nic


Ospite

Nel profondo c'è un vuoto... un abisso !

5Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Sab Ago 27, 2011 12:14 pm

Phoenix


Ospite

Forse sarebbe l'ora di aprire una nuova sezione del forum dal titolo "frasine fatte"? Shocked

6Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Set 06, 2011 12:34 am

Jonathan


Ospite

Grazie Phenix e grazie Nic!

Ebbene si mi garberebbe essere un punto grafico (privo di consistenza di posizione e completamente intemporale). un punto da cui emanano infinite possibilita'. Caro Nic,forse quanto mi scrivi e' vero ma se qualcuno mi segasse via un braccio in questo preciso istante probablilmente dissentirei sul fatto di non poter soffrire...
Si, il cammino e' lungo e al di la' delle speculazioni intellettuali e' solo attraverso la pratica che eventualmente riusciremo a conquistare un briciolo in piu' di saggezza e conoscenza. Phoenix nella tua risposta hai nominato "il caduceo ermetico" che guarda caso e' il mio saggio esoterico preferito.
Tratto comune di ogni uomo di conoscenza e' certamente la temperanza; moderazione nei costumi e negli "appetiti"
una certa refrattarieta' alle passioni e una vita eticamente impeccabile. insomma quella che e' da un punto di vista religioso la via della santita' e' forse propriamente la soglia della stanza del Mago. Vi voglio semplicemente parlare del mio breve percorso in quest'ambito: certamente il primo passo e' vincere le acque: gia questo di per se' una lotta titanica: ma se posso dire, ho fatto qualche passo avanti in questa direzione; controllo dei pensieri e un certo distacco dalle emozioni sembrano essere gia' per me un piccolo premio ma la posta in gioco e' molto piu' alta: qui si tratta di spostare il nostro centro dalla dimensione corporea con la quale istintivamente ci identifichiamo a quella spirituale laddove sarebbe vinta la lotta contro la corruzione e la decadenza proprie della materia del mondo sublunare (questo almeno direbbe con qualche ragione un antico cosmologo). Qualcuno ha parlato di corpo sottile ma io non ho ancora avuto esperienza di niente del genere. Questo pare sia il primo traguardo per chi ha operato con costanza su di se ed ha raggiunto una certo grado di perfezione. per quanto mi riguarda riesco a ben comprendere il lavoro sui pensieri e sulle emozioni ma quand'anche io riesca a diventare (cosa non da poco) completamente "il padrone di casa" in quest'ambito mi sfugge il passaggio successivo. insomma sarei a questo punto un santo o saggio dalla vita quasi perfetta ma ancora lontano dalla conquista dell ORO e dell'immortalita' meta finale e "ritorno" per ogni alchimista compiuto. Qualcuno potrebbe darmi un indicazione frutto della propria esperienza diretta?

Jonathan

7Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Set 06, 2011 3:22 am

Phoenix


Ospite

Ciao Jonathan!

Piacere di risentirti. Mi auguro che una persona con un'esperienza matura possa risponderti; nel frattempo ti scrivo la mia opinione, quella di una persona che ha un'esperienza analoga alla tua. Anch'io mi "esercito", se così si può dire, ad osservare pensieri ed emozioni e di conseguenza a distaccarmi dalle acque, per dirla in termini alchemici. Non vanto alcuna epserienza "trascendentale", ma capisco perfettamente che tu chieda cosa ci sia da fare oltre a questo che sembra un semplice esercizio psicologico. L'unica cosa che mi sento di dirti è che la maturazione non è un processo lineare. Non si passa da A, a B, a C in maniera sequenziale, come in un problema matematico. Certo, esistono tecniche, insegnamenti, libri, tutti elementi che "vitalizzano" il processo, ma che non sono il processo stesso. Voglio dire, una pianta per maturare ha bisogno dell'acqua, ma non è soltanto l'acqua che fa la maturazione. Allo stesso modo, ci sono elementi che possono contribuire alla nostra maturazione spirituale, ma non sono questi che fanno la maturazione. Anzi, fissarsi troppo su questi aspetti, per così dire "esteriori", rischia soltanto di produrre fraintendimenti e frustrazioni. Voglio dire, la pianta ha bisogno d'acqua, ma se faccio le cose "artificialmente", rischio di darne troppa, o di darla nei punti sbagliati, o con una cadenza erronea, ed anzichè contribuire alla maturazione contribuisco al marciume. Allo stesso modo esagerare con le tecniche o fissarsi sulle tappe da seguire rischia di produrre effetti opposti a quelli che avevamo previsto.
Credo che il distacco che stiamo cercando sia un modo per sciogliere i nodi della mente ordinaria. Voglio dire, le nostre menti, i nostri pensieri, amano inseguire scopi, fini risultati. Ed una volta raggiunto l'obiettivo, se ne pone uno nuovo e si ricomincia ad inseguirlo. All'infinito. Poco importa se lo scopo è l'illuminazione spirituale o la figa bionda che ci passa accanto. Se poniamo un obiettivo e ci sforziamo di raggiungerlo siamo sempre nel meccanismo della mente ordinaria.

"Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra « ragione » con cui crediamo di giustificarci, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo."

Mi viene in mente la storia del buddha, tanto per dirne una, che raggiunse l'illuminazione nel momento in cui smise di cercarla, rinunciando a qualisiasi le pratica ascetica. Tu chiedi quale sia il passo successivo al distacco, ma sei sicuro di averlo conseguito? Anch'io amo il caduceo ermetico: è di una praticità disarmante. Niente fede, niente sistemi filosofici, niente tecniche: impara a distaccarti dal mondo senza rinunciare al mondo, fino a che questo nuovo stato non diventi abituale, non richieda più alcuno sforzo. Soltanto allora, forse, sarà lecito chiedere il passo successivo, ammesso che a tal punto questa domanda abbia ancora senso.
Il paradosso è che anche il distacco sembra un processo ma non lo è. Aspettarlo, bramarlo, cercarlo, fare qualcosa per ottenerlo, sentirsi meritevoli se qualche giorno c'è, sentirsi colpevoli se qualche giorno non c'è: tutti modi in cui crediamo di trascendere la mente ed in realtà non facciamo altro che ricadere nella sua trama. Non c'è niente da fare, è un'attesa senza tempo. Senza garanzie. Senza fare "bramosi".
Non c'è nessun diploma di "bravo uomo spirituale", nessun riconoscimento o merito. Non ci sono appoggi o gratificazioni per il nostro io, nè piste da seguire che diano le garanzie che vorremo (sarebbe bello assicurare il proprio spirito come si fa per l'auto!). Occorre abbandonare anche l'idea di illuminazione, di perfezionamento, di elevazione dal volgo o da chissà chi, per il semplice fatto di occuparsi del proprio spirito. Abbandonare tutte queste chimere, senza forzare, senza sentirsi in dovere, senza sentirsi in colpa se le nostre aspettative vengono tradite dalle nostre speranze, senza aspettare incazzati come si fa per il bus che ritarda. Senza credere che in questo modo otterremmo poteri "paranormali" o chissà che. Tutto ciò semplicemente osservando, senza interferire con ulteriori pensieri ed emozioni. Questo è distacco. Alla nostra mente sembra un vero e proprio suicidio. L'aspetto inquietante è che lo è davvero!! affraid

Spero sia stata almeno una lettura piacevole! Un saluto,

Phoenix (ma puoi chiamarmi semplicemente Ale)





8Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Set 06, 2011 11:53 am

Jonathan


Ospite

Concordo Ale, essere "neutrali" significa esserlo specialmente e soprattutto rispetto a se stessi e ai propri "scopi" incluso quello di diventare "illuminati". questa e' la natura paradossale del nostro percorso e quindi non ci resta che procedere nella ricerca senza domandarci a che punto siamo giunti e neppure dove vogliamo arrivare purtuttavia credo che temperanza (ottenibile attraverso una vita disciplinata e la pardronanza sulle passioni) e l' illuminazione o risveglio stiano su livelli di consapevolezza differenti (ma forse anche questa e' una considerazione ingannevole)...

9Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Set 06, 2011 12:30 pm

Nic


Ospite

Ciao a tutti,
è davvero incredibile vedere come siamo tutti interconnessi!

Vorrrei dire come la vedo... Essere neutrali significa essere naturali.

E' come se, spulciando un po' tutte le tradizioni, ci fossero due modi... due principali metodi di comprensione.
Il primo consiste nella lotta, nel vedere l'universo come un'infinito campo di battaglia e lottare contro le proprie passioni, con i pensieri, le nostre debolezze. Proprio con lo scopo di purificarsi, di creare un centro puro che sia salvo dalle "acque".
Il secondo consiste nell'arrendersi, nel vedere l'universo e la vita come qualcosa di "buono" (passatemi il termine), come qualcosa che se fluisci ti aiuta e non ti ostacola. Fino a quando la goccia... si fonde con l'oceano.

Non vedo queste due vie molto separate tra loro... credo che ci siano periodi in cui abbiamo bisogno di lottare, in cui ci sentiamo quasi dei guerrieri o degli eroi... ma in cui quindi, ovvio, rimane un io. Rimane magari un io perfetto, ma rimane.
E ci sono momenti in cui riusciamo ad avvicinarci un po' di più a ciò che c'è già. E intuiamo che in realtà non c'è niente da raggiungere, è come se tutta la vita fosse fatta di nuvole, nuvoloni e tempeste ma.. .cazz.. si vede il celeste in un buco: ebbene si, c'è sempre stato il cielo dietro le nuvole!
E se ti arrendi per davvero non significa che ti addormenti... quando ti addormenti sei passivo, è uno degli espedienti per non arrendersi del tutto! Ma se ti arrendi per davvero, e lasci che la vita faccia il suo... beh
la goccia si fonde con l'oceano e l'oceano si riversa nella goccia.
E' un orgasmo cosmico, un'estasi. Non ci sei più Te che controlli, sei semplicemente niente perché non sei + un oggetto, una persona, un io, una coscienza.

Sei il cielo dietro tutte le nuvole, ma lo sei sempre stato quindi... tranquillo, nulla di nuovo! Wink

10Io e La Conoscenza (commento) Empty Re: Io e La Conoscenza (commento) Mar Set 06, 2011 2:21 pm

Phoenix


Ospite

Ciao Nic!

E' vero, esistono vie diverse e diverse discipline come hai ricordato tu, che teoricamnte dovrebbero condurre allo stesso risultato. Allo stesso tempo credo che esista un punto d'unione in mezzo a queste diversità: accettare il fatto che viviamo nel mondo del divenire. Sembra una banalità, e lo è: eppure basta osservare ed osservarsi per comprendere che spesso non accettiamo questo fatto. L'universo è bipolare, ma è come se noi volessimo soltanto aggrapparsi al polo positivo, quello maschile, quello delle attività, della forma, dell'io. Per quanto possiamo forticare il nostro io, sarà sempre minacciato dalle acque: anzi, più l'io si irrigidisce più le acque, il polo negativo, oppone resistenza. Alla fine ogni io, anche il più grande, è destinato a dissolversi; dalla dissoluzione nasceranno nuove forme e così via in un ciclo cosmico infinito. Specialmente che si addentra nella via secca dovrebbe rammentarlo: per quanto possiamo migliorare il nostro io non sarai mai perfetto. Ci saranno sempre momenti di calo, di oblio, di passività: è naturale che sia così. Lamentarsi o sentirsi in colpa per aver "ceduto" è soltanto un modo di indulgere, di negare la realtà e di sperperare inutilmente energie. Accettare il lato negativo, femminile dell'universo, che dovrebbe essere la cosa più naturale di tutte, è invece una sfida per le nostre rigide e "maschili" menti. Anzi, è vero e proprio veleno!
Insomma, tutto questo per dire semplicemente che sono d'accordo! Cool

Per Jonathan:

sono d'accordo pure io che la temperanza e l'illuminazione siano su due piani diversi. Ci tengo a precisare, però, che quando parlo di distacco non lo intendo come sinonimo di temperanza!
La temperanza è ordinaria amministrazione per i nostri io; ce la insegnano fin dal fasciatoio. Ok, esistono gradi diversi di temperanza, questo è indubbio: ci sono persone più morigerate e persone più sciolte, ma in ogni caso tra normali persone civili la temperanza, il controllo, è un semplice lavoro della mente, sebbene per certi versi automatico e condizionato. Lavoro che può essere affinato, regolato, ed è bene, ma pur sempre lavoro mentale.
Distacco significa prendere totalmente le distanze dal nostro io, in tutte le sue forme. Non regolare le frequenze della mente, ma trascenderla. Soltanto una voltacredo di aver sentito un distacco completo: ero rilassato sul letto ed una volta rialzato, mi sentivo un'altra persona. Il mio corpo era completamente rilassato, la mente quieta, camminavo che quasi mi sembrava di galleggiare, le persone che mi parlavano non le sentivo nella testa ma nel petto. Era sera ed una volta dormito tutto è tornato come prima. E' durato poco, ma giusto in tempo per farmi capire che il distacco non è semplicemente temperanza, ma un nuovo stato di essere e di percepire.
A presto!

Phoenix



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