"La base della vita di tutti gli esseri , è retta dal profondo da una Forza primordiale. La natura di questa Forza è brama ; vale dire, un appetito che non ha mai soddisfazione, un abbattersi che non conosce termine, una irresistibile necessità [...]
La sua magia è quella dell'ebbrezza. Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra « ragione » con cui crediamo di giustificarci, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo."
Sonno, incoscienza, distrazione, vuoto, oblio, dimenticanza, passività, adesività, brama: tutte parole con le quali cerchiamo di inquadrare quella "forza primordiale", quell'istinto e quel flusso di vita che ci domina, che gli alchimisti chiamano "Acque" e che promettono l'immortalità a chiunque sappia soggiogarla, attraverso un fuoco speciale "contro natura", che "non brucia", insomma un tipo di attenzione e di consapevolezza che non si fa travolgere dagli stati passivi del nostro essere.
Un'opera che richiede tutte le nostre forze, un esercizio di tutti i giorni e di tutte le ore. Una pratica costante, senza alcun calo, senza alcuno sforzo. Senza queste premesse, il nulla.
E' ormai qualche anno che ho bussato alla porta di questo mondo, illudendomi più volte di essere entrato. Più che di conquiste, posso parlare di errori: per questo mi sento in diritto di "ammonire" chiunque si avvicini a tale materia per la prima volta o che, credendo di essere già sulla retta via, non fa che girare su sè stesso.
"Ogni nostro insegnamento è illusorio finché non si traduca in una pratica od in un atto". Questa prima, breve, semplicissima frase del Caduceo Ermetico, così ovvia che passa inosservata, è di per sé micidiale. Finchè permangono le chiacchere, le letture, le suggestioni di ogni tipo, non si fa altro che ballare sulla soglia. Basta un esperienza, un bagliore, un'intuizione, un "sogno lucido" e già ci si sente proiettati nel firmamento, nell'olimpo degli dei immortali, dei prescelti, dei "fuori dal volgo". E' l'entusiamo iniziale, il sentirsi per un attimo di nuovo a casa, l'incentivo, il biglietto da visita della Magia. Ma è un fuoco di paglia, che arde intensamente e si dissolve in un baleno; l'esatto contarrio di quel fuoco "dolce", "costante", "contro natura", che "non brucia" di cui parlano gli alchimisti è che è la premessa fondamentale di ogni concreta realizzazione.
Direi che il primo errore di un uomo che cerca la conoscenza è quello di credersi arrivato prima ancora di essere partito. Basta qualche lettura, qualche piccola esperienza, qualche discorso suggestivo, che già ci sentiamo "Maghi", ci sentiamo "speciali", ci sentiamo un gradino sopra gli altri. La superbia, che ci eravamo promessi di crocefiggere, soverchia più che mai.
Il punto è, in sostanza, che prendiamo un cambiamento che è ancora superficiale, una riverniciatina della nostra precedente personalità, per un cambiamento vero e proprio. Ed il gioco è fatto: "Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra « ragione » con cui crediamo di giustificarci, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo."
Crediamo di aver aver assestato un duro colpo alle "acque", ed in realtà non facciamo che ribadire il suo vincolo, sotto mentite spoglie!
Chiunque si avvicini alla Magia deve possedere, o deve mettersi in testa di acquistare, una sobrietà assoluta: il primo ostacolo è proprio quello di sentirsi già lanciati, già lontani anni luce dalla condizione umana, quando in realtà non si fa altro che trastullarci con qualche "giochetto", qualche "suggestione", e niente più.
Detto ciò, non voglio concludere il mio discorso con una semplice demolizione, ma voglio anche proporre qualcosa di positivo. Troppo spesso, interrogando persone che affermano di esser già sulla via, ho notato che dietro tanti discorsi, queste non hanno la più pallida idea di cosa debbano fare. Basta la semplicissima domanda "Ma un Mago, in soldoni, che fa? Qual è il suo esercizio, la sua pratica?" e subito cala il buio più totale. Ovvio che questa domanda atterrì anche me, la prima volta che mi venne proposta e che mi sentivo già chissà chi!
Oggi provo a rispondere. Direi che la prima operazione magica è quella di render "corpo lo spirito". Mi spiego. O meglio domando: il Mago è colui che domina le acque e che dunque, vince il passivo. Quali sono gli stati passivi, "volatili" del nostro essere? Basta un minimo di riflessione per capire al volo che questi stati sono, da un lato, le nostre emozioni (guarda caso, dette anche passioni, cioè passive, subite!) e dall'altro i nostri pensieri.
La prima operazione è "fissare" queste due stati "volatili", rendere attivo ciò che è passivo, dominare ciò che è dominato. Mediante la neutralità, da un lato, mediante il silenzio, dall'altro (vedi Caduceo Ermetico): che poi non sono altro che due faccie della stessa medaglia. Tutto questo, mediante una metodica osservazione di sè stessi, che è un esercizio di tutti i giorni e di tutte le ore.
Troppo semplice? Concettualmente sì, ma nella pratica una lotta titanica. Troppo banale? Mi viene da dire che chi arrivasse a tanto, sarebbe ben oltre metà dell'opera.
Attenti alle distrazioni ed alle dispersioni, ad ogni eccesso che conduce ad uno stato di incoscienza e di sonno.
Phoenix
La sua magia è quella dell'ebbrezza. Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra « ragione » con cui crediamo di giustificarci, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo."
Sonno, incoscienza, distrazione, vuoto, oblio, dimenticanza, passività, adesività, brama: tutte parole con le quali cerchiamo di inquadrare quella "forza primordiale", quell'istinto e quel flusso di vita che ci domina, che gli alchimisti chiamano "Acque" e che promettono l'immortalità a chiunque sappia soggiogarla, attraverso un fuoco speciale "contro natura", che "non brucia", insomma un tipo di attenzione e di consapevolezza che non si fa travolgere dagli stati passivi del nostro essere.
Un'opera che richiede tutte le nostre forze, un esercizio di tutti i giorni e di tutte le ore. Una pratica costante, senza alcun calo, senza alcuno sforzo. Senza queste premesse, il nulla.
E' ormai qualche anno che ho bussato alla porta di questo mondo, illudendomi più volte di essere entrato. Più che di conquiste, posso parlare di errori: per questo mi sento in diritto di "ammonire" chiunque si avvicini a tale materia per la prima volta o che, credendo di essere già sulla retta via, non fa che girare su sè stesso.
"Ogni nostro insegnamento è illusorio finché non si traduca in una pratica od in un atto". Questa prima, breve, semplicissima frase del Caduceo Ermetico, così ovvia che passa inosservata, è di per sé micidiale. Finchè permangono le chiacchere, le letture, le suggestioni di ogni tipo, non si fa altro che ballare sulla soglia. Basta un esperienza, un bagliore, un'intuizione, un "sogno lucido" e già ci si sente proiettati nel firmamento, nell'olimpo degli dei immortali, dei prescelti, dei "fuori dal volgo". E' l'entusiamo iniziale, il sentirsi per un attimo di nuovo a casa, l'incentivo, il biglietto da visita della Magia. Ma è un fuoco di paglia, che arde intensamente e si dissolve in un baleno; l'esatto contarrio di quel fuoco "dolce", "costante", "contro natura", che "non brucia" di cui parlano gli alchimisti è che è la premessa fondamentale di ogni concreta realizzazione.
Direi che il primo errore di un uomo che cerca la conoscenza è quello di credersi arrivato prima ancora di essere partito. Basta qualche lettura, qualche piccola esperienza, qualche discorso suggestivo, che già ci sentiamo "Maghi", ci sentiamo "speciali", ci sentiamo un gradino sopra gli altri. La superbia, che ci eravamo promessi di crocefiggere, soverchia più che mai.
Il punto è, in sostanza, che prendiamo un cambiamento che è ancora superficiale, una riverniciatina della nostra precedente personalità, per un cambiamento vero e proprio. Ed il gioco è fatto: "Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra « ragione » con cui crediamo di giustificarci, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo."
Crediamo di aver aver assestato un duro colpo alle "acque", ed in realtà non facciamo che ribadire il suo vincolo, sotto mentite spoglie!
Chiunque si avvicini alla Magia deve possedere, o deve mettersi in testa di acquistare, una sobrietà assoluta: il primo ostacolo è proprio quello di sentirsi già lanciati, già lontani anni luce dalla condizione umana, quando in realtà non si fa altro che trastullarci con qualche "giochetto", qualche "suggestione", e niente più.
Detto ciò, non voglio concludere il mio discorso con una semplice demolizione, ma voglio anche proporre qualcosa di positivo. Troppo spesso, interrogando persone che affermano di esser già sulla via, ho notato che dietro tanti discorsi, queste non hanno la più pallida idea di cosa debbano fare. Basta la semplicissima domanda "Ma un Mago, in soldoni, che fa? Qual è il suo esercizio, la sua pratica?" e subito cala il buio più totale. Ovvio che questa domanda atterrì anche me, la prima volta che mi venne proposta e che mi sentivo già chissà chi!
Oggi provo a rispondere. Direi che la prima operazione magica è quella di render "corpo lo spirito". Mi spiego. O meglio domando: il Mago è colui che domina le acque e che dunque, vince il passivo. Quali sono gli stati passivi, "volatili" del nostro essere? Basta un minimo di riflessione per capire al volo che questi stati sono, da un lato, le nostre emozioni (guarda caso, dette anche passioni, cioè passive, subite!) e dall'altro i nostri pensieri.
La prima operazione è "fissare" queste due stati "volatili", rendere attivo ciò che è passivo, dominare ciò che è dominato. Mediante la neutralità, da un lato, mediante il silenzio, dall'altro (vedi Caduceo Ermetico): che poi non sono altro che due faccie della stessa medaglia. Tutto questo, mediante una metodica osservazione di sè stessi, che è un esercizio di tutti i giorni e di tutte le ore.
Troppo semplice? Concettualmente sì, ma nella pratica una lotta titanica. Troppo banale? Mi viene da dire che chi arrivasse a tanto, sarebbe ben oltre metà dell'opera.
Attenti alle distrazioni ed alle dispersioni, ad ogni eccesso che conduce ad uno stato di incoscienza e di sonno.
Phoenix