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Sul valore pratico della distanza in magia

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David


Ospite

Un semplice giornale vecchio ritrovato in cantina mi ha fatto riflettere sul valore della distanza nelle azioni. Ho sentito tutto il peso dell'azione di mio padre di infilare quella carta straccia in una borsa polverosa, azione distante da me oltre quindici anni, e proprio per questo così inoppugnabile, così... sacra!
Il giorno dopo, un aforisma di Leo su Introduzione alla Magia:
"Il senso di potenza deve essere proiettato in un moto verso l'avvenire. Sentirlo nel presente è un arrestarsi."

Questo aforisma mi ha lasciato del tutto sorpreso, abiuato a concentrarmi sul qui ed ora come sono. D'altra parte subito mi è venuto da collegare questa frase con l'intuizione avuta prima. La distanza, intesa come spazio(una persona lontana, quanto mi è caro il dono che mi ha fatto), come tempo (da tanto tempo non stiamo più assieme, vedo le nostre fotografie, ricordi, emozioni... è tutto così più bello il nostro passato adesso che non sei qui con me), come morte (si sa, le opere di un autore acquistano valore dopo la sua morte)... è come se rafforzasse gli effetti delle cause che mettiamo in gioco. Che ne pensate?

marco


Ospite

Ciao! Secondo me la frase di Leo significa che se imporimiamo nelle nostre azioni un carattere di eternità queste risultano impeccabili. Volere che le nostre azioni vincano il tempo significa agire al massimo delle nostre possibilità o se preferisci vuol dire agire con una volontà libera dai condizionamenti. Questo peraltro non esclude che l'azione impeccabile richieda quel grado di presenza, di qui e ora che hai menzionato. Si tratta di dare ad ognuno il suo. Al nostro tonal piace decidere un'azione e poi agire confermemente a questa decisione. Al nostro nagual piace abbondonarsi completamente all'azione con un assoluto grado di presenza. Il trucco sta nel decidere un'azione (tonal) e poi abbandonarsi completamente ad essa (nagual) come se avesse importanza, senza perdersi in menate e ripensamenti. L'azione impeccabile è un sapiente bilanciamento di tonal e nagual e questa arte è uno scaltro ed efficiente modo per rispiarmare energia. Grazie all'energia risparmiata, possiamo percepire altri mondi ed aumentare il nostro potere. Ti dico questo perché ho notato che hai cercato di fare una sintesi tra le dinamiche del qui ed ora ed il tempo, ma senza secondo me cogliere il punto. Ripeto: vivere di solo tonal è stupido quanto vivere di solo nagual, per cui occorre sapientemente bilanciare la nostra necessità di percepire il mondo in modo lineare (tonal) con la necessità di agire in stato di presenza e silenzio (nagual).
Non saprei dirti se le nostre azioni accrescano i loro effetti con la distanza, ma alcune certamente sì, non per le azioni in sè ma perché il nostro tonal ha bisogno di tempo per comprendere, in particolare quelle azioni che sfuggono alla sfera dell'ordinario. Ciao! Marco

Max


Ospite

ciao a tutti!!
quel bilanciamento fra Tonal e Nagual penso che possa essere un'ottima definizione di "agguato al sè".. super spietata e concreta..
sul tema della distanza, c'è da fare una sola differenza: vivere nel tempo( esclusivamente Tonal) o non vivere nel tempo, non esserne schiavi(giusto mix di Tonal e Nagual..) nel primo caso concordo in pieno con la tua intuizione david.. mi sembra alquanto palese..
la rievocazione consapevole di ricordi, emozioni, situazioni di vita passate ecc.. crea istantaneamente un sentimento forte, che ci prende, ci trasporta.. penso che sia il senso della morte ad operare ciò: il fatto che qualcosa a cui siamo attaccati, rievocandolo ci commuove o ci emoziona, è dovuto al fatto che, essendo legati al tempo, per noi quella è una cosa morta e la morte fa paura.. tutto qui..
per usare le note castanediane, cancellare la storia personale, vivere con la morte accanto e l'agguato al sè di cui sopra, potrebbero essere ottimi suggerimenti per uscire dalla schiavitù della dimensione temporale, dell'attaccamento agli oggetti del mondo; una condizione tale paralizza completamente la crescita degli effetti della distanza che hai osservato..

Ultimus


Ospite

Tonal e Nagual...solo un'altra "descrizione del mondo", forse più elevata di quella dell'uomo comune, ma pur sempre una descrizione...
Solo se si procede oltre la normale coscienza psicologica e raziocinante, come quella da cui procedono simili ragionamenti, si arriva sulla soglia dell'Abisso...
Se ci si tuffa, allora non ha più nemmeno senso e luogo parlare di Tonal e Nagual, ma si è Uno con l'Uno, si vede il proprio vero "volto".
Se invece, impauriti -perchè in tale stato di coscienza si sgretola la solida terra su cui poggiamo - si torna indietro, si ricade nel mondo delle distinzioni.

marco


Ospite

Ciao Ultimus. Sono d'accordo, quella che Castaneda propone è pur sempre una descrizione, sebbene come hai giustamente annotato, "più elevata".
Il punto è: SI PUO' FARE A MENO DI UNA DESCRIZIONE? Per come ho interpretato il tuo messaggio, mi sembra che tu dica che la descrizione vada semplicemente trascesa. A me francamente pare impossibile. Tu stesso, per scrivere un messaggio e comunicare con noi altri, hai usato una descrizione. Tu stesso - come chiunque altro- suppongo sia una persona una determinata cultura, determinate esperienze, determinati stili di vita, determinati modi di vedere le cose. Tutte queste cose - per quanto possano essere sublimate e "dignificate"- sono pur sempre descrizioni dei nostri piccoli io.
Il punto allora - per come la vedo- non è semplicemente trascendere la descrizione del mondo -bene o male il tonal ce lo portiamo appresso fino a che "morte non ci separi"- ma semmai aderire ad una descrizione che faccia al caso nostro, e che in questo senso ci "immunizzi" da paure, preoccupazioni e sensi di colpa che inevitabilmente ci farebbe "ricadere indietro nel mondo delle distinzioni" impedendoci di fare "il tuffo nell'abisso". Ciao!

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